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Tipi di attacco CSRF

In questo post ho descritto il concetto su cui si basa l’attacco CSRF, mentre in quest’altro post ho provato ad elencare alcuni rimedi da utilizzare per mitigare tale tipologia di attacco.

Adesso vedremo quali sono i diversi tipi di attacco CSRF.

Login CSRF

L’attaccante invia una URL trappola alla vittima, contenente le proprie credenziali di accesso sul sito vulnerabile. In questo modo, appena la vittima effettuerà il login e se il sito lo consente, l’attaccante riuscirà a tenere traccia dei suoi comportamenti (sezioni visitate, link cliccati et similia), semplicemente accedendo al proprio profilo in un secondo momento (vedi YouTube).

Stored CSRF

Il sito vulnerabile consente l’inserimento di codice lato client (Javascript e/o HTML) da parte degli utenti autenticati. Questa in realtà è una vulnerabilità agli attacchi XSS che però può essere utilizzata per creare delle richieste CSRF. Supponiamo che l’attaccante utilizzi i campi di input di un form per iniettare del codice HTML contenente un ulteriore form caratterizzato da diversi campi hidden. Tali campi verranno popolati ad-hoc in modo da creare le giuste variabili da inviare al server tramite HTTP POST.

Ad esempio si potrebbe avere un form del tipo:

<form name=”csrf” id=”csrf” method=”post” action=”pagina.php”>
<input type=”hidden” name=”nome” value=”Mario” />
<input type=”hidden” name=”cognome” value=”Rossi” />
<input type=”hidden” name=”telefono” value=”06676785″ />
</form>

e la seguente immagine “trappola”:

<img src=”images/immagine.jpg” alt=”immagine” onclick=”javascrip:document.forms['csrf'].submit()” />

L’utente vittima, cliccando sull’immagine, invierebbe i dati al server, i quali verrebbero così processati (si pensi alla classica transazione finanziaria).

Tale tipologia di attacco CSRF è quella che ha un ottimo margine di riuscita, in quanto l’attaccante è certo che l’utente vittima sia effettivamente loggato al sito vulnerabile (altrimenti non potrebbe accedere al form precedentemente forgiato).

Reflected CSRF

L’attacco ha come sorgente “terze parti”, ad esempio siti esterni, applicazioni di instant messaging, client di posta et similia. I margini di riuscita sono relativamente bassi, in quanto l’attaccante non può sapere a priori se la vittima è loggata o meno sul sito vulnerabile nel momento in cui viene sferrato l’attacco vero e proprio.

Le metodologie di attacco sono quelle classiche, ovvero creazione di una URL “trappola” oppure l’uso di un form creato ad hoc.

Il form che l’attaccante potrebbe creare è simile a quello visto in precedenza, eccezion fatta per l’attributo action:

<form name=”csrf” id=”csrf” method=”post” action=”http://www.sitovulnerabile.it/pagina.php”>
 <input type=”hidden” name=”nome” value=”Mario” />
 <input type=”hidden” name=”cognome” value=”Rossi” />
 <input type=”hidden” name=”telefono” value=”06676785″ />
 </form>
<img src=”images/immagine.jpg” alt=”immagine” onclick=”javascrip:document.forms['csrf'].submit()” />

Dai miei esempi si evince come l’HTTP POST offra dei margini di sicurezza migliori rispetto al GET, ma è comunque soggetto ad attacchi CSRF. Per questo, è opportuno utilizzare il token anche se il vostro sito accetta solo dati inviati mediante POST.

Inoltre, nell’ambito degli stored CSRF, se il sito non presentà vulnerabilità XSS (grazie a politiche di input sanitization), il metodo POST associato al controllo dell’HTTP referer, rappresenta una discreta soluzione.

Ad ogni modo  consiglio di utilizzare i token sempre e comunque.

A presto.

Tipi di attacco CSRFultima modifica: 2012-02-27T10:00:00+01:00da
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